MARCH 22, 2016
Ci avviciniamo al Common Reporting Standard
Market Solution Director
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Common Reporting Standard (CRS) è il nuovo standard globale per lo scambio automatico di informazioni finanziarie tra le autorità fiscali di vari Paesi di tutto il mondo, o quasi. Al momento sono 95 le nazioni che hanno aderito.
Il sistema entrerà in funzione gradualmente, a partire dall’inizio del 2017 con le segnalazioni relative all’anno 2016, e nelle intenzioni andrà a regime a partire dal 2018.
Common Reporting Standard è un atto voluto dall’OCSE su sprone del G20, per sensibilizzare i Paesi aderenti al trattato rispetto alla evasione fiscale internazionale. Ogni Paese dovrà infatti comunicare tramite la propria agenzia fiscale i dati riferiti ai non residenti, con particolare attenzione ai redditi e ai patrimoni; di fatto, un sistema per arginare le evasioni fiscali basate sulle residenze fittizie, che ogni tanto hanno popolato i media.
Mai così condiviso
L’idea sottostante al CRS è la stessa che ha dato vita a FATCA, Foreign Account Tax Compliance Act, il trattato che regola con gli Stati Uniti la medesima casistica, ma con una differenza importante. Perché FATCA si basa su rapporti unilaterali tra il fisco statunitense e quelli degli altri Paesi e ogni Paese può avere quindi una normativa leggermente differente dagli altri. CRS è invece un trattato unico, con regole comuni, che sono le stesse per tutti i Paesi aderenti.
Altra differenza, più immediata e pratica: FATCA detta le regole del passaggio di dati tra Paesi a partire dalla cittadinanza, mentre CRS guarda invece alla residenza fiscale.
Mai così rapido
Common Reporting Standard è entrato in vigore a inizio gennaio e per ora interessa nazioni e organizzazioni dal punto di vista dell’armonizzazione delle strutture dati e della messa a punto dei sistemi di interscambio: il 31 dicembre 2016 terminerà il periodo di identificazione dei conti suscettibili di monitoraggio e entro settembre 2017 avverrà il primo scambio di informazioni tra Paesi aderenti al trattato. Entro il 31 dicembre 2017 dovranno avere luogo le comunicazioni necessarie per dare inizio alla fase operativa standard.
Una domanda immediata è il rapporto tra CRS e i Paesi comunemente definiti paradisi fiscali, o quelli con un segreto bancario molto stretto, e la risposta è da un certo punto di vista sorprendente: aderiscono al trattato. Per alcuni (Principato di Monaco, Cayman, Lichtenstein per esempio) c’è una differenza semplicemente nel differimento al 2018 della partenza, e null’altro.
Mai così impegnativo
Common Reporting Standard avrà un forte impatto su tutto il sistema finanziario italiano, dal vertice fino all’ultimo dei risparmiatori, e come ci si può immaginare assesta un colpo formidabile agli istituti del segreto bancario e del segreto fiduciario.
A livello di aziende fintech e di wealth management richiederà un enorme sforzo di formazione e implementazione di regole, perché cambia molte dinamiche che da molto tempo funzionavano immutate.
Torneremo più avanti sull’argomento con approfondimenti specifici. Nel frattempo, per chi non avesse già cominciato, è ora di iniziare a lavorare seriamente con i propri clienti per definire le modalità concrete di attuazione e di implementazione. Noi abbiamo già cominciato e voi?