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October 16, 2024

L’effettiva presenza ESG nel Wealth Management

Paolo Cacciabue

Senior Business Development Manager at Objectway

Reading time: 2 min

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I temi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance sono divenuti punti d’attenzione a tutti i livelli; infatti, le nuove iniziative o progettualità, in qualsiasi ambito, devono necessariamente tener conto di questi aspetti.

La finanza sostenibile, con i criteri ESG (Environment, Social, Governance), ha definito i principi di investimento per generare sia un ritorno finanziario sia un impatto ambientale e sociale positivo, concreto e misurabile.

Tuttavia, malgrado la crescente attenzione a questi temi anche da parte degli intermediari finanziari, non si riscontra lo stesso interesse da parte della clientela; questi aspetti sono emersi durante il Community Event sul tema “ESG WEALTH MANAGEMENT” organizzato da CeTIF, Il Centro di Ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

I partecipanti hanno evidenziato che una larga parte della clientela non ha chiaro, o meglio non ha acquisito, il significato ESG. I dati presentati dal CeTIF riflettono esattamente questa situazione: a livello globale attualmente solo il 14% degli investitori ha oltre la metà dei propri portafogli allocati in strumenti sostenibili; però, secondo le stime relative agli andamenti futuri, il 54% degli investitori prevede di aumentare le allocazioni di portafoglio in investimenti sostenibili nel prossimo anno; tale percentuale è superiore analizzando solo il mercato europeo.

Il “IX Rapporto CONSOB”, sulle scelte di investimento degli italiani emanato lo scorso luglio, rileva che anche in Italia solo una minima parte degli investitori detiene prodotti ESG, ed è importante evidenziare che gli intervistati erano investitori abituali, quindi con competenze finanziarie sopra la media.

Tra i motivi che determinano questa situazione, i più significativi in termini percentuali sono:

 

  • scarsa conoscenza della finanza sostenibile, soprattutto riguardo a criteri e significato ESG,
  • scarsa profittabilità nel breve periodo con una percezione di rischio comunque molto elevata,
  • scarsa capacità di riconoscere un prodotto “sostenibile” rispetto ad uno tradizionale, solo il 32% degli intervistati dichiara di conoscerne la differenza.

Quest’ultimo punto evidenzia la percezione di opacità della finanza sostenibile da parte della clientela, che però viene mitigata a fronte del supporto di consulenza da parte di un promotore.

Un altro aspetto che concorre a disincentivare gli investimenti EGS è dato dalla scarsa trasparenza e correttezza dei dati raccolti dagli intermediari finanziari e a loro volta forniti agli investitori finali; spesso le dichiarazioni di greenwashing di un prodotto finanziario (o di un’entità detenuta da uno strumento finanziario) non riflettono in modo chiaro e preciso l’effettivo profilo di sostenibilità. Purtroppo, accade anche che tali informazioni siano a volte ingannevoli o addirittura false.
Quindi, i temi su cui gli intermediari finanziari devo focalizzarsi e porre maggior attenzione per incrementare gli investimenti in prodotti ESG sono: raccolta di dati e informazioni sui sottostanti, greenwashing, caratteristiche dello strumento, evidenza dei rischi e della performance, comunicazione trasparente.

Tutti gli operatori del mercato WM presenti hanno condiviso che per incrementare gli investimenti ESG è fondamentale che sia l’intermediario ad indirizzare, o meglio ad orientare, correttamente il cliente; ancora una volta diventa centrale il ruolo del promotore che deve avere le necessarie competenze e informazioni per interloquire con il cliente finale e prestare una corretta consulenza finanziaria.

La conferma di una maggiore propensione agli investimenti ESG da parte della Clientela che può disporre di informazioni chiare è venuta da un intermediario che ha realizzato una piattaforma ad hoc per offrire ai propri clienti strumenti e prodotti ESG; questa piattaforma consente con appositi filtri evoluti di ricercare e selezionare i prodotti più vicini al proprio desiderato, elaborare analisi e simulazioni di portafoglio utilizzando alcuni indicatori SDGs (Sustainable Development Goals adottati all’unanimità dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in merito agli “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”).

Purtroppo, però le normative in materia a livello comunitario presentano ancora delle incongruenze e dovranno essere affinate; ne è riprova l’allarme emanato in questi giorni da EFAMA (European Fund and Asset Management Association) che ha sollevato alcuni dubbi in merito all’impatto che le linee guida dell’autorità rischiano di produrre sul settore dei corporate green bond.

In conclusione, i temi ESG sono di pubblico dominio ed il settore finanziario può contribuire a questo sviluppo fornendo dati e informazioni maggiormente attendibili sull’effettiva sostenibilità dei prodotti finanziari offerti, in modo da incrementare gli investimenti della propria clientela in questo settore.

La tecnologia è e rimarra sicuramente un elemento fondamentale e imprescindibile per poter analizzare e sintetizzare i dati secondo i criteri ESG e poter mettere a disposizione dei promotori finanziari e della clientela adeguati strumenti per svolgere investimenti consapevoli e, ovviamente, sostenibili.

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